Dott. Fabio Sapienza – Ginecologo libero professionista presso Centro di Medicina della Riproduzione g.en.e.r.a. – Clinica Valle Giulia in Roma. Autore e Coautore di numerose pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali e nazionali e di abstract a Congressi Scientifici nazionali e internazionali. Partecipazione in qualità di relatore a congressi e corsi di perfezionamento in Medicina della Riproduzione. Socio della European Society of Human Reproduction and Embriology (ESHRE)
Cit. ” La recente pubblicazione dei dati Istat sulla natalità in Italia riporta alla ribalta della cronaca un dato noto ed assai preoccupante. Nascono sempre meno bambini. Questa realtà riconosce cause diverse, di origine sociale, economica, filosofica. Comune a questi tre filoni è il continuo postponimento della maternità nelle società occidentali avanzate, con il conseguente innalzarsi dell’età in cui si comincia a cercare una gravidanza. Questa scelta fa sì che un altro importante fattore si presenti alla ribalta giocando un ruolo da primo attore: l’infertilità di coppia.
Con infertilità si intende il mancato arrivo di una gravidanza entro 12-18 mesi di rapporti liberi. E’ ormai di dominio pubblico il fatto che, a differenza dell’uomo, la donna nasca già con il suo patrimonio di ovociti (uova) e che questi ultimi, con il passare degli anni, diminuiscano di numero perdendo contemporaneamente le loro potenzialità funzionali. Questo calo inizia in minima misura dai trenta anni e prosegue in maniera più netta tra i 35 e i 40 anni per cadere in modo deciso tra i 40 e i 44 anni. Altre circostanze come alterazioni ormonali, alterazioni anatomiche funzionali, patologie ginecologiche (endomentriosi), infezioni, terapie mediche concorrono all’evento infertilità.
Accanto alla donna c’è sempre un uomo. Anche l’uomo, negli ultimi 50 anni ha subito per cause genetiche, ambientali, alimentari, professionali un calo nei valori medi che caratterizzano il suo liquido seminale diventando a suo volta protagonista di questa infertilità che ricordiamo va sempre considerata “di coppia” e mai attribuibile, tranne in casi particolari (menopausa precoce, azoospermia) ad una o all’altra componente della coppia stessa.
Il trattamento di questa patologia prevede una fase di screening, relativamente rapida, e la proposta terapeutica. Quest’ultima si articola in diversi livelli a seconda dell’invasività della tecnica scelta e della patologia sottostante. Le aspettattive di successo (un bambino na
to) sono anch’esse dipendenti dal livello di trattamento scelto e dalle cause precedentemente accertate. Preme ricordare che in circa il 40% dei casi a tutt’oggi la medicina della riproduzione non è in grado di individuare una causa. Tutto sembra a posto ma la gravidanza non arriva.
L’offerta sanitaria pubblica di trattamenti di procreazione medico assistita, specialmente nel centro sud Italia è sempre stata scarsa o inesistente. Moltissimi centri privati hanno riempito questo vuoto, concentrandosi per lo più nelle grandi città. Questa situazione però obbliga molte coppie ad un “pendolarismo” che spesso porta via molto tempo a fronte di un tempo reale, richiesto per la prestazione, assai esiguo. Un esempio è il monitoraggio della crescita follicolare: una semplice ecografia di pochi minuti può richiedere uno spostamento per il quale la coppia perde diverse ore, se non tutta la giornata.
Per questo noi pensiamo che invece di moltiplicare a dismisura il numero dei centri a scapito della qualità dell’offerta (ricordiamo che il cuore di un centro che effettua trattamenti di procreazione medico assistita è il suo laboratorio: più professionalità e tecnologia questo dispone, più sono i cicli che potrà fare, migliore sarà la qualità del lavoro svolto) sarebbe meglio mantenere grandi strutture centralizzate e controllate, spostando però fuori dalla grande città tutto il percorso di preparazione al trattamento stesso.
In questo modo la coppia potrà prepararsi al trattamento a “chilometro zero” e recarsi nella struttura “centrale” solo per l’intervento finale, risparmiando molto in termini di tempo, di costi, ma soprattutto di stress, in una condizione dove quest’ultimo è già dominante.
Per questo il centro Genera-Valle Giulia di Roma ha deciso insieme alla Clinica San Marco di offrire la possibilità alle coppie di Latina e provincia di svolgere in città tutto il percorso clinico diagnostico